Lug 16, 2023 11:17 CET

Centinaia di alti funzionari militari statunitensi in pensione hanno assunto incarichi di alto livello presso le forze armate di paesi stranieri, in particolare i "regimi dispotici" nell’area del Golfo Persico.

Sono oltre 500 gli ex alti militari di professione statunitensi, fra cui anche generali e ammiragli, che dal 2015 hanno accettato incarichi molto ben remunerati da Paesi come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, responsabili di repressione politica e abusi umanitari. Lo scoop è del Washington Post.

I dettagli di quei lucrosi contratti sono tra i documenti divulgati dal Pentagono per la prima volta in risposta alle conclusioni del quotidiano e alle richieste di alcuni legislatori statunitensi, che hanno programmato un'udienza sulla questione mercoledì. Secondo il quotidiano, sono 15 gli ex alti ufficiali delle forze armate americane, tutti con grado di generale o ammiraglio, che dal 2016 lavorano come consulenti profumatamente pagati per il ministero della Difesa saudita, guidato personalmente dal principe ereditario Mohammed bin Salman, il sovrano de facto del regno, che secondo le agenzie di intelligence statunitensi nel 2018 approvò l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, editorialista del Post, ucciso e fatto a pezzi nell’ambasciata saudita di Istanbul. Dai documenti che il giornale ha visionato, tra i consulenti di bin Salman figurano l’ex generale dei Marine James L. Jones, che fu consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, e l’ex generale dell'esercito Keith Alexander, che fu a capo dell’Nsa, l'agenzia per la sicurezza nazionale sotto Obama e poi con George W. Bush.

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ancora il Post - da tempo promuovono i loro interessi a Washington pagando avvocati, consulenti politici, analisti di think tank ed esperti di pubbliche relazioni americane perché facciano da lobbisti in loro nome. Ma negli ultimi dieci anni il reclutamento di personale militare statunitense in pensione è stato accelerato, data la loro esperienza e influenza politica, dalle monarchie del Golfo, ricche di petrolio, che hanno così aumentato le spese per la difesa e rafforzato le loro partnership per la sicurezza con il Pentagono”. Tra gli altri titoli, si segnalano un focus sulla crisi dell’economia tedesca causata dalla guerra in Ucraina e l’allarme dei virologi americani per due nuove sotto varianti del Covid.

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Durante l'udienza, quattro dei principali avvocati del Pentagono sono stati interrogati dai membri del Congresso per rispondere alle preoccupazioni secondo cui la decisione del Dipartimento alla Difesa di consentire gli ex dipendenti di lavorare per governi stranieri possa mettere in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nell'elenco ottenuto dai legislatori, si contano 77 alti funzionari statunitensi, tra generali ed ammiragli, che hanno svolto attività retribuite per governi stranieri dal 2012. I governi stranieri che pagano profumatamente gli ex ufficiali a stelle e strisce che possono arrivare a percepire stipendi e benefit a sei e, a volte, anche a 7 cifre. Molto più di quanto un militare americano possa percepire in servizio attivo. Mentre un generale a quattro stelle americano guadagna circa 204.000 mila dollari all’anno come paga base, un ex colonnello dell’Esercito è stato assunto come consigliere per l’Esercito emiratino a 324.000 dollari all’anno. Prima di accettare un lavoro all’estero, però, i militari in pensione o in congedo devono ottenere un’autorizzazione da parte della propria Forza Armata di riferimento e dal Dipartimento di Stato. Il 9° comma – emolumenti stranieri – del 1° articolo della Costituzione degli Stati Uniti proibisce infatti ai funzionari federali di accettare regali, lavori, denaro – anche rimborsi spese – o titoli “ da qualunque Re, Principe o Stato Straniero” senza l’autorizzazione del Congresso. Compito che dal 1977 è stato delegato al Pentagono e al Dipartimento di Stato.

 

 

 

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