Nov 29, 2023 08:08 CET

Il rapporto del 2023 di monitoraggio della società civile sulle munizioni a grappolo (CMC), presentato come ogni anno a Ginevra, si è detto sconvolto dai piani degli Stati Uniti di concedere all’Ucraina munizioni a grappolo vietate.

Il trasferimento di questa tipologia di arma, vietata dalla Convenzione sulla “Cluster Bomb” del 2008, fa seguito alle ripetute richieste da parte dei funzionari di Kiev per contrastare l’operazione speciale militare russa in Ucraina. Di questo vi parleremo nel programma di oggi sperando che sia di vostro gradimento. Non mancate!

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Secondo le Nazioni Unite, Human Rights Watch e altri report, dall’inizio del conflitto in Ucraina, a febbraio dello scorso anno, le forze di Kiev hanno usato in diverse occasioni munizioni a grappolo. La CMC chiede l’immediata cessazione dei rifornimenti di quest’arma vietata a livello internazionale e sollecita gli Stati Uniti, così come la Russia e l’Ucraina, ad aderire quanto prima alla Convenzione sulle munizioni a grappolo per garantire la protezione dei civili e il rispetto del diritto umanitario internazionale. La Campagna internazionale per la messa al bando delle mine terrestri e delle munizioni a grappolo (CMC) è una rete globale di organizzazioni della società civile che lavora per un mondo libero da mine terrestri, munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi, in cui tutte le vite siano protette. Un mondo in cui i terreni contaminati siano bonificati e restituiti alle popolazioni locali per un uso produttivo e in cui le esigenze dei sopravvissuti, delle loro famiglie e delle comunità colpite siano soddisfatte e i loro diritti umani garantiti. Paul Hannon, vicepresidente del consiglio di amministrazione della Coalizione per la messa al bando delle mine e delle munizioni a grappolo, ha dichiarato che la decisione dell’amministrazione Biden di concedere le munizioni a grappolo contribuirà alle terribili perdite subite dai civili ucraini sia nell’immediato che negli anni a venire.  Gli americani dal canto loro hanno cercato di giustificare la decisione affermando che è stata autorizzata da una deroga presidenziale che consente a Washington di trasferire munizioni a grappolo che hanno un tasso di ordigni inesplosi superiore all’uno per cento.

Il sottosegretario per la Difesa degli Stati Uniti, Colin Kahl, ha giustificato la scelta della Casa Bianca con il fatto che Mosca avrebbe già fatto uso di queste munizioni in sedici mesi di guerra in Ucraina. La convenzione ONU sulle bombe a grappolo è un trattato internazionale che proibisce l’uso di tali armi esplosive, il cui effetto è la dispersione su una certa area di submunizioni (“bomblets”). La convenzione è stata adottata il 30 maggio 2008 a Dublino mentre l’apertura alle firme degli stati sottoscrittori è avvenuta il 3 dicembre 2008 a Oslo. La Convenzione è entrata in vigore nel 2010. A settembre 2013, la convenzione risulta ratificata da 84 Paesi, tra cui l’Italia (21 settembre 2011). Alcuni stati produttori di munizioni non hanno firmato la convenzione, tra questi risultano esserci Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile. Tra il 2003 e il 2006 circa 13mila bombe a grappolo statunitensi e britanniche sono state sganciate sull’Iraq.

 

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In Italia la campagna contro le bombe a grappolo, alcuni anni fa aveva individuato una fabbrica di produzione dei micidiali ordigni. La Simmel Difesa di Colleferro (Roma) nel 2007 era finita nel mirino dei movimenti antimilitaristi con l’accusa di produrre le micidiali bombe a grappolo o cluster bombs. L’azienda, passata nel 2007 dalla Fiat alla società inglese Chemring group (gruppo Nexter) per 77 milioni di euro, ha però negato di produrle. Sulla home page del sito spiega che pur avendo la capacità di produrre questo tipo di munizioni rispettando i requisiti di sicurezza internazionale “non ha mai prodotto né tantomeno esportato suddette tipologie di munizionamento”.

Ma da quando si erano manifestate la proteste contro la Simmel, (anche con sit in davanti ai cancelli della fabbrica e carovan a di macchine sul territorio)  il catalogo delle armi risulta oscurato: impossibile leggere la lista delle armi in produzione. Nel 2021 La Simmel Difesa spa ha fatturato 52 milioni di euro.

 

 

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