Falsi paladini dei diritti umani- 44
“Non stiamo perdendo la guerra con la Russia, anche se non sappiamo quando finirà”.
Sono le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una recente conferenza stampa a Kiev. A dire il vero negli ultimi mesi gli aiuti militari e finanziari occidentali all’Ucraina sono crollati dell’87% rispetto allo stesso periodo del 2022. È il punto più basso da quando è cominciato il conflitto, il 24 febbraio 2022. La frenata più netta è quella degli Stati Uniti. Tanto che i Paesi europei hanno sorpassato l’America nella consegna di armi pesanti: aerei da combattimento, artiglieria, carri armati, blindati, sistemi di difesa aerea, batterie di missili.
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Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba alla domanda dell’emittente televisiva statunitense “Cnn” su cosa farà Kiev se non riceverà abbastanza armi dai Paesi occidentali, ha risposto che il suo Paese non ha alternative oltre gli aiuti militari occidentali. Il ministro ha dichiarato che l’Ucraina continuerà a combattere, anche se non dispone di tutte le armi necessarie. Le affermazioni di questo esponente del Kiev arrivano dopo che i leader democratici e repubblicani del Senato americano hanno dichiarato che Washington non potrà approvare nuovi aiuti all’Ucraina prima della fine dell’anno, con le due parti che continuano a cercare un compromesso. “Mentre i negoziatori lavorano sulle questioni in sospeso, speriamo che i loro sforzi consentano al Senato di agire rapidamente all’inizio del nuovo anno”, hanno affermato il democratico Chuck Schumer e il repubblicano Mitch McConnell in una dichiarazione congiunta. “Nel tempo rimanente di quest’anno i negoziatori del Senato e dell’Amministrazione continueranno a lavorare in buona fede per finalizzare il loro accordo e rimangono questioni impegnative - spiegano Schumer e McConnell -, ma siamo decisi ad affrontare le esigenze al confine meridionale e ad aiutare alleati e partner a fronteggiare gravi minacce in Israele, Ucraina e nell’Indo-Pacifico. Il Senato non lascerà che queste sfide alla sicurezza nazionale rimangano senza risposta”. L’annuncio di Capitol Hill segna un’altra battuta d’arresto per il regime Zelensky, il quale ha avvertito del “disperato bisogno” di armi in vista dell’inverno. A metà dicembre il presidente ucraino si è recato a Washington - il suo terzo viaggio nella capitale americana in un anno - per fare pressione per ottenere gli aiuti, ma senza ottenere quanto sperato.
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A volte pesa più una parola non detta che mille discorsi. Forse è a questa massima che si è ispirato il presidente ucraino Zelensky quando all’ultimo momento ha deciso di non partecipare alla riunione con il Congresso statunitense prevista per ieri. Anche se solo in via telematica, il capo di stato si sarebbe trovato di fronte a una platea molto diversa da quella che un anno fa gli aveva tributato una standing ovation interminabile. L’annuncio palese dei deputati repubblicani di voler bloccare la votazione per il rinnovo degli aiuti economici all’Ucraina ha scatenato un caso che stavolta non è solo mediatico. «Se gli aiuti attualmente in discussione al Congresso verranno ritardati, non dico respinti, è impossibile continuare la liberazione dei territori occupati e questo creerà un grande rischio di perdere la guerra» ha detto ieri Andriy Yermak, il capo di gabinetto del presidente ucraino. Non da Kiev, non in collegamento video, ma da Washington, dove una delegazione ucraina composta dallo stesso Yermak, dal ministro della Difesa Umerov e il presidente del parlamento Stefanchuk si trova attualmente. Una missione delicatissima, coincisa con la decisione della compagine repubblicana al Congresso Usa di aprire la crisi politica sull’Ucraina.
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Il capo della diplomazia dell’Ucraina parlando al quotidiano spagnolo El Paìs, ha affermato che se non arriveranno gli aiuti, da Bruxelles, come da Washington, Kiev non ha un 'piano B'. Inoltre, ha spiegato Kuleba, conviene inviare gli aiuti ora all'Ucraina evitando che si arrivi poi a una situazione di emergenza se la Russia dovesse riuscire ad avere successo sul campo di battaglia per la mancanza di fondi di Kiev. Se l’Occidente smettesse di aiutare l’Ucraina, ciò porterà a una vittoria anticipata della Russia nel conflitto. Pertanto, gli stati occidentali dovrebbero trasferire i beni russi congelati a Kiev”. Ha ribadito Kuleba, seguendo lo stesso presidente Zelenskyj.
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