Feb 12, 2024 09:24 CET

Recentemente  Zelensky ha ottenuto a Washington il primo blocco di aiuti all'Ucraina che persegue a tutti i costi in questo suo terzo viaggio negli Stati Uniti dall'inizio del conflitto con la Russia del 2022.

Il capo del regime di Kiev ha poi ringraziato il presidente Usa Joe Biden, il Congresso e il popolo americano per il pacchetto di aiuti militari da 250 milioni di dollari che includono ulteriori missili e componenti di difesa aerea, armi anticarro, munizioni, sminamento e altre attrezzature copriranno le esigenze più urgenti dell'Ucraina".

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Da febbraio 2022 a ottobre 2023, il Congresso statunitense ha approvato lo stanziamento di circa 113 miliardi di dollari  finalizzati al contrasto dell’aggressione russa all’Ucraina. Di questi, circa 44 miliardi sono stati spesi per finanziare direttamente l’invio di armamenti alle forze armate ucraine che, insieme a quelli ricevuti dagli altri alleati, hanno fino ad ora giocato un ruolo fondamentale nella difesa del Paese dalla brutale aggressione decisa da Putin. Ma con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali statunitensi del novembre 2024, un gruppo sempre più nutrito di parlamentari repubblicani sta tirando il freno a mano, e in futuro potrebbe riuscire a bloccare l’approvazione di nuovi aiuti. Ciò riflette un crescente malumore tra la popolazione statunitense – soprattutto tra gli elettori conservatori – nei confronti del sostegno militare che gli Stati Uniti hanno fino ad oggi offerto all’Ucraina. I sondaggi condotti dai grandi media hanno rilevato come, per la prima volta dall’inizio del conflitto, la maggioranza dei cittadini americani sia contraria all’approvazione di nuovi aiuti da parte del Congresso. Questa maggioranza è decisamente più pronunciata tra gli elettori del Partito Repubblicano, dei quali quasi tre su quattro disapprovano l'invio di nuovi aiuti, mentre il 59% è convinto che gli Stati Uniti abbiano già fatto abbastanza per aiutare l’Ucraina.

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Torniamo agli ultimi aiuti statunitensi all’Ucraina con un Zelensky che ha sottolineato che ha poi elogiato "la decisione storica di fornire all'Ucraina jet F-16. Saremo sempre grati per tutto questo supporto". Infine ha ribadito che "per difendere la libertà e la sicurezza non solo in Ucraina e in Europa, ma anche negli Stati Uniti, dobbiamo continuare a rispondere all'aggressione russa in corso nel modo più energico e risoluto possibile". Con queste parole il leader ucraino cerca di convincere i partner occidentali a continuare gli aiuti al suo Paese perche’ altrimenti “ciò porterà a una vittoria anticipata della Russia nel conflitto”. Sebbene gli stanziamenti occidentali destinati a questo scopo superino ormai le decine di miliardi di dollari o di euro, nessuno sembra invece voler prendere seriamente in considerazione la possibilità di ridurre o cancellare il debito estero del paese aggredito dalla Russia. Un debito di quasi 130 miliardi che fa capo per lo più agli stessi paesi che sostengono Kiev (o meglio alle loro banche) oltre che a Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale e Ue. Dallo scoppio della guerra nel Donbass, nel 2014, il Fondo monetario internazionale ha prestato all’Ucraina 17 miliardi di dollari, la Banca mondiale più di 8 miliardi mentre la Commissione europea ha anticipato al paese almeno 13 miliardi di euro. Sebbene nel 2022 il prodotto interno lordo ucraino sia sceso del 30%, gli interessi e i rimborsi su questi debiti vanno pagati. Nel 2022 il conto è stato di 22 miliardi. E c’è anche un costo “sociale”, i prestiti sono stati concessi in cambio dell’impegno di Kiev a “creare un miglior ambiente per gli investimenti”, fondamentalmente tagli al welfare state, deregolamentazioni e privatizzazioni. L’alleggerimento dal debito sarebbe provvidenziale anche a guerra finita. La Banca mondiale ha già stimato in oltre 400 miliardi il costo della ricostruzione. Già prima della guerra l’Ucraina figurava tra i paesi più poveri d’Europa, una posizione contesa con la Moldova. Lo stipendio medio è sotto ai 500 euro al mese. Molto difficilmente in queste condizioni il paese sarà in grado di soddisfare i suoi impegni debitori senza infierire ulteriormente sulla popolazione. Una ristrutturazione del debito fu realizzata nel 2015 ma a condizioni non particolarmente favorevoli per il paese. Il taglio del 20% e l’allungamento di tre anni delle scadenze fu accompagnato dall’obbligo per Kiev di destinare il 15% della crescita del Pil eccedente il 3% e il 40% di quella sopra il 40% ai suoi creditori.

 

 

 

 

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