May 20, 2019 11:11 CET
  • Donne in Occidente (32):donna e islamofobia

Dopo gli attentati dell’11 settembre a causa della propaganda politica e mediatica lanciata contro l’Islam, è iniziata una nuova era di razzismo islamofobia in Occidente.

Tra le vittime dell’11 settembre ci sono stati anche i musulmani, catapultati all’improvviso al centro di ogni dibattito pubblico ed etichettati ben presto come nemici degli Usa e dell’Occidente, succubi della schizzofrenia post-attacco.

Dopo l’11 settembre in Occidente hanno cominciato a guardare i musulmani con sospetto. Il vicino che fino al giorno prima era un amico, all’improvviso e' diventato qualcuno da cui proteggersi.

Pensare che la presenza di musulmani sia offensiva, pensare che la costruzione di una comunità con dentro una moschea possa essere offensiva; tutto questo mostra xenofobia e islamofobia.

Molti musulmani  hanno subito sulla propria pelle l’umiliazione inflitta al “nemico catturato” e tra questi le donne musulmane sono state sottoposte a più sfide e sofferenze solo perchè indossano simboli religiosi della loro fede ovvero l’hijab, il velo islamico. 

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Un report pubblicato nel 2012 da Amnesty International rivela il fatto che in tutta l’Europa e l’America, pregiudizi e paure nei confronti dei musulmani sono deliberatamente creati e strumentalizzati a fini politici.

Un certo numero di partiti tentano di attirare consensi veicolando immagini stereotipate di una religione sfaccettata. E i governi sono sempre più propensi a rispondere al clima xenofobo che si diffonde tra la popolazione con delle leggi discriminatorie.

« Delle donne musulmane si vedono rifiutare degli impieghi, delle ragazze sono costrette ad abbandonare la scolarità obbligatoria solo perché indossano un abito islamico come il velo. E degli uomini corrono il rischio di essere licenziati a causa della barba, associata all’Islam », ha affermato Marco Perolini, esperto di discriminazione di Amnesty International.

Anche il rapporto Choice and prejudice: discrimination against Muslims in Europe si concentra su 5 paesi : Belgio, Francia, Paesi-Bassi, Spagna e la Svizzera. Il documento permette di vedere come un gran numero di musulmani sono discriminati a causa della loro religione e delle loro credenze. Il rapporto documenta le discriminazioni nel mondo del lavoro o dell’educazione di coloro che portano abiti di un certo tipo o simboli religiosi o culturali associati all’Islam, come pure le limitazioni alla costruzione di luoghi di culto musulmani.

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Le donne musulmane sono particolarmente vittime di discriminazione quando cercano un impiego, semplicemente perché portano il velo. Il rifiuto di assumerle, se può essere giustificabile, viene spiegato con il pretesto che il fatto di indossare simboli religiosi «potrebbe dispiacere ai clienti », « non corrispondere all’immagine dell’azienda » o «non rispettare il principio di neutralità ».

Queste pratiche sono contrarie alla legislazione che è contro le discriminazioni dell’Unione Europea. 

Se la legislazione UE che vieta la discriminazione basata sulla religione o sulle convinzioni nel mondo del lavoro sembra essere inefficace nei paesi europei, la legislazione svizzera in materia rimane molto lacunosa. In Svizzera non esiste una legge generale contro ogni forma di discriminazione, né una definizione chiara delle forme dirette o indirette di discriminazione, o di meccanismi di prevenzione efficaci.

Nel campo dell’educazione sono soprattutto le ragazze a subire le regole in materia di abbigliamento, costrette a cambiare scuola o perfino ad interrompere la loro scolarizzazione se desiderano portare il velo. Ma ogni limitazione riguardo la possibilità di indossare simboli o abiti religiosi o culturali a scuola dovrebbe essere attentamente valutata sulla base delle circostanze. I divieti generalizzati non sono conformi a questo approccio.