Dic 23, 2019 14:47 CET
  • Iraniani Famosi (238): Hafez di Shiraz (p.3)

Cari amici, in questa puntata proseguiamo l’avvincente discorso su Hafez, uno degli iraniani più famosi di tutti i tempi, grandioso poeta del 14esimo secolo d.C.

Nella puntata precedente abbiamo appreso delle informazioni generali su Hāfez, per esteso Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī, vissuto a Shiraz tra il 1315 ed il 1390 d.C., è stato un mistico e poeta persiano. Abbiamo visto che il canzoniere (Divan) di Hafez - il cui nome significa "Colui che sa recitare a memoria il Corano" - viene adoperato come oracolo (aprendo il libro a caso per leggerne due versi alla volta), dalla gente semplice. I suoi circa 500 poemi lirici (ghazal) sono notissimi in tutti i paesi dell'ecumene persiana, fatti oggetto di studio da numerosi commentatori e spesso appresi a memoria anche dalla gente più umile e meno istruita. Il suo Divan, aperto a caso, è usato ancor oggi come popolare libro di divinazione. Hāfez nei suoi componimenti canta le gioie e le pene amorose; ma soprattutto egli canta le grazie di un misterioso e innominato "Amico", che risulta in sostanza inafferrabile e che è oggetto dell’amore del poeta, e che di fatto è il Signore. Sull’interpretazione della sua poesia, lo studioso italiano Giovanni D'Erme, che Radio Italia IRIB ha avuto modo di ospitare anche nella sua Redazione, prima ancora che venisse a mancare, pur sottolineando i forti legami del poeta persiano con il proprio vissuto, ne pone pure in evidenza le forti somiglianze con il codice sapienziale dei trovatori provenzali e degli stilnovisti italiani. Per esempio, alla «Belle Dame sans Merci» dei primi - simbolo di un'inafferrabile Conoscenza definitiva - andrebbe accostato decisamente l'Amico da lui cantato. Alla base di queste somiglianze possono essere posti sia gli ovvi influssi spiegati dal finitimo al-Andalus musulmano, sia l'intensa circolazione delle idee che caratterizzò il Medioevo e che permise la diffusione su ampie aree di duraturi stilemi letterari.

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E come abbiamo fatto sempre in queste settimane, prima di proseguire vi invitiamo ad ascoltare la traduzione di una delle sue Ghazal:
La tua bellezza, un baleno nell’attimo eterno, in principio,
e l’amore che apparve fu fuoco che avvolse la terra di vampe.
Si manifestava il tuo volto, vedeva che l’angelo è privo d’amore,
e fu una vampa d’orgoglio furente che all’uomo s’apprese.
Voleva farne lanterna, inteletto, di fiamme sì alte,
ma furono lampi abbaglianti, e sconvolsero il mondo.
Un tracotante cercò d’introdursi, tentò d’osservare il mistero,
ma una mano invisibile venne e lo spinse lontano.
Altri ottennero in sorte letizia di vita:
fu il nostro cuore nel pianto che ottenne, qual sorte, dolore.
E fu per passione del doce tuo mento tornito che prese
Lo Spirito Santo a molcire i tuoi riccioli, anello su anello.
Hafez scriveva il tuo libro gioioso d’amore,
nel giorno che fu cancellato gioioso tripudio dal petto.

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In Occidente, fu conosciuto all'inizio attraverso la traduzione integrale del Divan compiuta da Joseph von Hammer-Purgstall (1812-1813). Fra i maggiori estimatori di Hāfez vi furono, in Germania, il poeta Friedrich Rueckert, altro suo rinomato traduttore, e soprattutto Goethe che si ispirò al poeta persiano nella composizione del celebre "West-östlicher Divan"; il poeta e filosofo americano Ralph Waldo Emerson ebbe modo di conoscerlo attraverso traduzioni tedesche, e una testimonianza del suo entusiasmo è presente nei "Persian Essays".

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