Dic 23, 2019 14:47 CET
  • Iraniani Famosi (239): Hafez di Shiraz (p.4)

Cari amici, anche in questa puntata proseguiamo l’avvincente discorso su Hafez, uno degli iraniani più famosi di tutti i tempi, grandioso poeta del 14esimo secolo d.C.

Nella puntata precedente abbiamo parlato del concetto delle poesie di Hāfez, per esteso Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī, vissuto a Shiraz tra il 1315 ed il 1390 d.C., è stato un mistico e poeta persiano. Abbiamo visto che il canzoniere (Divan) di Hafez - il cui nome significa "Colui che sa recitare a memoria il Corano" - viene adoperato come oracolo (aprendo il libro a caso per leggerne due versi alla volta), dalla gente semplice. Inoltre, abbiamo avuto modo di apprendere che in Occidente, fu conosciuto all'inizio attraverso la traduzione integrale del Divan compiuta da Joseph von Hammer-Purgstall (1812-1813). Fra i maggiori estimatori di Hāfez vi furono, in Germania, il poeta Friedrich Rueckert, altro suo rinomato traduttore, e soprattutto Goethe che si ispirò al poeta persiano nella composizione del celebre "West-östlicher Divan"; il poeta e filosofo americano Ralph Waldo Emerson ebbe modo di conoscerlo attraverso traduzioni tedesche, e una testimonianza del suo entusiasmo è presente nei "Persian Essays". In Italia fu studiato inizialmente dal pioniere dell'iranistica italiana, Italo Pizzi, che tradusse alcune decine di componimenti di Hāfez nella parte antologica della sua monumentale "Storia della poesia persiana" (2 volumi, del 1884). La prima traduzione antologica contemporanea è dovuta all'iranista Carlo Saccone, dell'Università di Bologna (1998); altre versioni dei soli ghazal sono dovute a Giovanni Maria D'Erme, dell'Università di Napoli "L'Orientale" (2004-2008) e a Stefano Pellò, con Gianroberto Scarcia dell'Università di Venezia (2005). Nel 2011 con la pubblicazione contemporanea di altri due volumi Vino, efebi e apostasia e Canzoni d'amore e di taverna, Carlo Saccone ha fornito la prima traduzione integrale (ghazal, qasidé, quartine, poesie strofiche, frammenti e poesie d'occasione) in una lingua europea del Canzoniere hafeziano.Il manoscritto intitolato "Ghazāliyyāt" (Raccolta di ghazal), conservato in Tagikistan, è stato incluso dall'UNESCO, nel 2003, assieme a "Kulliyyāt" di Ubayde Zākāni, nel programma di tutela archivistica intitolato Memoria del mondo.

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> Ieri notte ho visto gli angeli bussare alla porta della taverna
e modellavano in forma di coppa il patto umano, l’argilla [di Adamo.
Loro che puri risiedono nel santuario dell’occulto
sono scesi su questo sgraziato, per scolare con me il vino [che inebria.
Come poteva il cielo sostenere il peso della divina consegna?
Fu sulla mia follia che la scelta ricadde, per giro di sorte.
Pietà per il sangue versato dalle settantadue fedi rivelate:
non conoscono il Vero, e per questo si persero cantando le [favole.
Grazie a Dio è discesa la pace tra me e l’amore mio
e adesso i mistici danzano scambiandosi di grazia le [coppe.
Non è fuoco la fiamma che leggera aleggia sulle candele:
vero fuoco è la vampa che intera consuma la vita di falena.
Da quando del calamo fecero pettine per adornare la poesia [come chiome di sposa
come Hāfez nessuno mai seppe sciogliere il velo dal volto [del pensiero.

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